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Operazione ArciverniceAlle spalle della realtà | ||
Augusto Forin e Franco Boggero propongono le rispettive canzoni, per una collaborazione che a prima vista potrebbe sembrare limitata alla condivisione del palco e del gruppo (e comunque già non sarebbe poco). In realtà Operazione Arcivernice è molto di più. Forin e Boggero portano ad esiti e conclusioni personali, e perciò inevitabilmente differenti, un'impostazione stilistica e tematica che ha delle radici comuni. Entrambi partono dalla realtà e dalle situazioni quotidiane, non cercano di deformarle con fine espressionistico, ma anzi ne sfruttano le caratteristiche, le possibilità, perfino la lingua. I loro testi si imbevono di parole colloquiali, modi di dire, frasi idiomatiche, per cercare tra le maglie della vita di tutti i giorni gli abissi e le soglie verso il mondo interiore, le riflessioni esistenziali, le malinconie sentimentali, non dimenticando mai di innalzare a barriera il filtro dell'ironia. Ma ognuno traccia poi un proprio percorso. Boggero studia i personaggi con una minuzia da entomologo, ne riporta le frasi e le battute (ad esempio il verso "Può darsi che a noi uomini ci piace perdere" presente in Chimica lo ha realmente rivolto a lui un casellante dell'autostrada), e soprattutto descrive sapientemente gli spazi, i luoghi di lavoro, le situazioni, diremmo l'habitat fisico e psicologico, in cui questi personaggi si muovono ed agiscono. Così talvolta i bozzetti spingono l'ironia fino alle soglie della comicità. Forin, invece, sfrutta la realtà per creare atmosfere, inseguire le zone in ombra dell'animo, senza il timore di imbattersi nelle banchine di malinconia. I testi, che più spesso di quanto accada in Boggero vedono come soggetto l'io lirico, raccontano il tempo perso e gli amori lontani, mentre le frasi quotidiane, ripetute con nuova voce, sfumano i contorni della realtà, mettono la vita fuori fuoco, per assaporane la profondità, la dolcezza e la melancolia. In fine non bisogna dimenticare la mano di Marco Spiccio che, arrangiando i pezzi di entrambi, riesce a sottolinearne contemporaneamente le affinità e le differenze, per un discorso che si fa a due voci, con la mediazione fondamentale del musicista, e per due autori che sfruttano le proprie corde arricchendosi a vicenda, portando sul palco la stessa visione della vita, per offrire uno sguardo alle spalle della realtà.
Marzio Angiolani | ||
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