TESTI E TEMATICHE

 

una analisi tematica sulle canzoni di
Franco Boggero - Augusto Forin
tratta da: ANGIOLANI MARZIO, Lingua e dialetto nella "nuova scuola genovese" di cantautori.
Tesi di Laurea in Dialettologia Italiana, discussa presso l'Università di Genova, Facoltà di Lettere, il 16 giugno 1998

 

Franco BoggeroFranco Boggero

L'ironia e l'abisso della realtà

Franco Boggero nasce a Genova il 18 luglio 1953. Dopo aver conseguito la maturità al liceo classico si laurea in Lettere all'università di Genova, con diploma di perfezionamento in Storia dell'arte medioevale e moderna. Dal 1980 è storico dell'arte presso il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
Inizia a suonare negli anni '60 con un complessino beat, e successivamente al liceo si unisce al compagno di classe Antonio Bottero, con il quale incide anche un disco che però non viene poi pubblicato a causa di attriti con la produzione. Da quel momento inizia a comporre come solista, esibendosi però solo per amici. Intorno al '90 conosce Giorgio Conte, fratello del più noto Paolo, che vorrebbe produrlo e portarlo al Premio Tenco, ma il progetto viene abbandonato. Nel '97 entra in contatto con un gruppo di Taggia, la Di' Sband, e con loro propone alcuni suoi pezzi ad una festa di paese ed alla Madeleine . Alla fine del '97 conosce Marco Spiccio ed Augusto Forin, e con loro dà vita al progetto Arcivernice.

I brani di Franco Boggero partono dalla descrizione della realtà per poi giungere ad un punto di stasi in cui si aprono malinconie e piccole depressioni personali, riflessioni interiori sulla vita e l'esistenza.
L'adesione a situazioni quotidiane coinvolge il linguaggio, che, anche quando non è un effettivo discorso diretto, risulta colloquiale perfino nella marcata cadenza genovese.
Gli spunti sono ritratti e bozzetti, tra la periferia e la calma lentezza di un mondo inattuale:

Avevo l'intenzione di brindare a questi due che oggi si sposano
magari si ameranno anche domani ma non ci scommetterei
meglio star zitti, non si sa mai.
Sarà che con le donne ci vuole chimica
sapere di volta in volta il lato debole
spirito critico e solidarietà.

(Chimica)

 
Noi, qui, a pancia in su
dietro il campetto da sette,
ad aspettare stelle cadenti
a organizzare desideri. [...]
"Là, là, ce n'era una!"
E nessun altro l'ha vista,
viene da dire "Se l'è inventata",
però può darsi che sia caduta...

(Noi, qui, a pancia in su)

 
I nostri amici, come sempre,
erano buoni con noi
e fumavano lungo
e ridevano forte
e ci toccava rimanere lì.
Noi siamo avvolti di pensieri, e questo
è un limite:
ti trovi, non sai più far niente:
l'inaspettata rimozione di un ostacolo
ci lascia soli, ma sinceri, e prudenti.

(Se qualche volta la dolcezza ci preoccupa)

 

Anche una seduta dal barbiere può scatenare una serie di dubbi ed insicurezze:

Si respira un'aria come di sconforto questa sera da Aldo,
son venuto con l'idea di farmi fare un taglio appena più corto,
la radiolina suona un ritmo lento
un desiderio di frizioni e di shampoo ci prende già. [...]
Sono uscito con le orecchie nel vento respirando tramonto,
ma ho bisogno di un giudizio immediato e di una luce più vera,
perché là dentro li ho lasciati fare,
questa testa è troppo regolare,
e io non so...
Ed è un vivere di sfumature,
un po' più alte un po' più basse a seconda
della mano del maestro che ti prende.

(Sfumature)

Così come, in un negozio di ferramenta, il dialogo tra il commesso ed il cliente può essere illuminato dagli interventi, definitivi e dai risvolti filosofici, del saggio e pacato padrone :

Volendo una cosa perfetta
rimane l'illuminazione.
"Ci posso puntare un faretto."
È meglio evitare le ombre.
Volendo passare alla storia
bisogna prestare attenzione.
"Non voglio passare alla storia!"
E dunque ci vuole attenzione.
Ma l'importante è capire
dove si vuole cadere,
avere già le misure
e un bel momento saltare, tagliare.
Importantissimo il modo
fondamentale l'idea,
la percezione del limite
e quella fede incrollabile...incrollabile!

(Una punta da cinque)

In Linea d'ombra il racconto assume connotazioni oniriche, senza però rinunciare alla descrizione d'ambiente, quasi cinematografica:

La notte di un inverno caldo,
il vento è quasi forte e la luna quasi piena.
Un uomo col mantello verde come una speranza
sta passando fuori porta;
dall'ombra di un banano spunta
una donna riccia e gli dice: "Ahi,
si vede dalla camminata
che non sei felice, che hai qualcosa che ti rode.
Avanti, dammi quella mano
e qualche monetina, tanto più che forse è un sogno."

(Linea d'ombra)

L'ironia è un elemento fondamentale, ed è spesso usata, come si è visto ad esempio in Chimica, per confessare le debolezze ed il disagio dell'uomo di fronte ai comportamenti misteriosi ed insondabili della donna :

La donna nera, nera
porta un vestito a pois
ha una borsetta con lo scatto
quando la chiude fa: tac!
E quando taglia corto
uno rimane lì
non sa più dire per che cosa
con che cosa, che cosa

(La donna nera, nera)

Ma l'ironia può spingersi anche fino a bozzetti più propriamente comici:

Ma sei matto? Ma sei impazzito?
T'inciampi nei piedi di papà?!
Mariangela, Nicola sanguina:
vai a prendere qualcosa... sta gocciolando.
Ma sono domande da fare? No, dico se sono domande da fare.
È lui che è caduto, io stavo seduto, leggevo il giornale.

(L'ha fatto cadere)

In fine, dalla realtà quotidiana ed un po' provinciale, si può passare ad un'ambientazione esotica, che però non altera sostanzialmente l'approccio alla realtà, ed anzi è un motivo ulteriore per fermarsi ed avviare un'ennesima riflessione interiore:

Dopo tutta la mia ansia d'arrivare
sto seduto in una specie di capanno
e tamburello con le dita, lentamente,
sul metallo di una bacinella a bordo giallo,
residuato di un'impresa commerciale
che teneva i suoi depositi in quest'area
che la gente adesso chiama solo "El terminal"
per il fatto che ci sono le corriere.
Si è coperto, ma non vuole mica piovere:
me l'ha detto il venditore di banane...

(Il venditore di banane)

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