Franco Boggero nasce a
Genova il 18 luglio 1953. Dopo aver conseguito la
maturità al liceo classico si laurea in Lettere
all'università di Genova, con diploma di
perfezionamento in Storia dell'arte medioevale e moderna.
Dal 1980 è storico dell'arte presso il Ministero per
i Beni Culturali e Ambientali.
Inizia a suonare negli anni '60 con un complessino beat, e
successivamente al liceo si unisce al compagno di classe
Antonio Bottero, con il quale incide anche un disco che
però non viene poi pubblicato a causa di attriti con
la produzione. Da quel momento inizia a comporre come
solista, esibendosi però solo per amici. Intorno al
'90 conosce Giorgio Conte, fratello del più noto
Paolo, che vorrebbe produrlo e portarlo al Premio Tenco, ma
il progetto viene abbandonato. Nel '97 entra in contatto con
un gruppo di Taggia, la Di' Sband, e con loro propone alcuni
suoi pezzi ad una festa di paese ed alla Madeleine . Alla
fine del '97 conosce Marco Spiccio ed Augusto Forin, e con
loro dà vita al progetto Arcivernice.
I brani di Franco Boggero partono
dalla descrizione della realtà per poi giungere ad un
punto di stasi in cui si aprono malinconie e piccole
depressioni personali, riflessioni interiori sulla vita e
l'esistenza.
L'adesione a situazioni quotidiane coinvolge il linguaggio,
che, anche quando non è un effettivo discorso
diretto, risulta colloquiale perfino nella marcata cadenza
genovese.
Gli spunti sono ritratti e bozzetti, tra la periferia e la
calma lentezza di un mondo inattuale:
- Avevo l'intenzione di brindare
a questi due che oggi si sposano
- magari si ameranno anche domani
ma non ci scommetterei
- meglio star zitti, non si sa
mai.
- Sarà che con le donne ci
vuole chimica
- sapere di volta in volta il
lato debole
- spirito critico e
solidarietà.
(Chimica)
 
-
- Noi, qui, a pancia in
su
- dietro il campetto da
sette,
- ad aspettare stelle
cadenti
- a organizzare desideri.
[...]
- "Là, là, ce n'era
una!"
- E nessun altro l'ha
vista,
- viene da dire "Se l'è
inventata",
- però può darsi
che sia caduta...
(Noi, qui, a pancia in su)
 
-
- I nostri amici, come
sempre,
- erano buoni con noi
- e fumavano lungo
- e ridevano forte
- e ci toccava rimanere
lì.
- Noi siamo avvolti di pensieri,
e questo
- è un limite:
- ti trovi, non sai più
far niente:
- l'inaspettata rimozione di un
ostacolo
- ci lascia soli, ma sinceri, e
prudenti.
(Se qualche volta la dolcezza ci
preoccupa)  
Anche una seduta dal barbiere
può scatenare una serie di dubbi ed
insicurezze:
- Si respira un'aria come di
sconforto questa sera da Aldo,
- son venuto con l'idea di farmi
fare un taglio appena più corto,
- la radiolina suona un ritmo
lento
- un desiderio di frizioni e di
shampoo ci prende già. [...]
- Sono uscito con le orecchie nel
vento respirando tramonto,
- ma ho bisogno di un giudizio
immediato e di una luce più vera,
- perché là dentro
li ho lasciati fare,
- questa testa è troppo
regolare,
- e io non so...
- Ed è un vivere di
sfumature,
- un po' più alte un po'
più basse a seconda
- della mano del maestro che ti
prende.
(Sfumature)
Così come, in un negozio di
ferramenta, il dialogo tra il commesso ed il cliente
può essere illuminato dagli interventi, definitivi e
dai risvolti filosofici, del saggio e pacato padrone
:
- Volendo una cosa
perfetta
- rimane
l'illuminazione.
- "Ci posso puntare un
faretto."
- È meglio evitare le
ombre.
- Volendo passare alla
storia
- bisogna prestare
attenzione.
- "Non voglio passare alla
storia!"
- E dunque ci vuole
attenzione.
- Ma l'importante è
capire
- dove si vuole
cadere,
- avere già le
misure
- e un bel momento saltare,
tagliare.
- Importantissimo il
modo
- fondamentale l'idea,
- la percezione del
limite
- e quella fede
incrollabile...incrollabile!
(Una punta da cinque)
In Linea d'ombra il racconto assume
connotazioni oniriche, senza però rinunciare alla
descrizione d'ambiente, quasi cinematografica:
- La notte di un inverno
caldo,
- il vento è quasi forte e
la luna quasi piena.
- Un uomo col mantello verde come
una speranza
- sta passando fuori
porta;
- dall'ombra di un banano
spunta
- una donna riccia e gli dice:
"Ahi,
- si vede dalla camminata
- che non sei felice, che hai
qualcosa che ti rode.
- Avanti, dammi quella
mano
- e qualche monetina, tanto
più che forse è un sogno."
(Linea d'ombra)
L'ironia è un elemento
fondamentale, ed è spesso usata, come si è
visto ad esempio in Chimica, per confessare le debolezze ed
il disagio dell'uomo di fronte ai comportamenti misteriosi
ed insondabili della donna :
- La donna nera, nera
- porta un vestito a
pois
- ha una borsetta con lo
scatto
- quando la chiude fa:
tac!
- E quando taglia
corto
- uno rimane lì
- non sa più dire per che
cosa
- con che cosa, che
cosa
(La donna nera, nera)
Ma l'ironia può spingersi anche
fino a bozzetti più propriamente comici:
- Ma sei matto? Ma sei
impazzito?
- T'inciampi nei piedi di
papà?!
- Mariangela, Nicola
sanguina:
- vai a prendere qualcosa... sta
gocciolando.
- Ma sono domande da fare? No,
dico se sono domande da fare.
- È lui che è
caduto, io stavo seduto, leggevo il giornale.
(L'ha fatto cadere)
In fine, dalla realtà
quotidiana ed un po' provinciale, si può passare ad
un'ambientazione esotica, che però non altera
sostanzialmente l'approccio alla realtà, ed anzi
è un motivo ulteriore per fermarsi ed avviare
un'ennesima riflessione interiore:
- Dopo tutta la mia ansia
d'arrivare
- sto seduto in una specie di
capanno
- e tamburello con le dita,
lentamente,
- sul metallo di una bacinella a
bordo giallo,
- residuato di un'impresa
commerciale
- che teneva i suoi depositi in
quest'area
- che la gente adesso chiama solo
"El terminal"
- per il fatto che ci sono le
corriere.
- Si è coperto, ma non
vuole mica piovere:
- me l'ha detto il venditore di
banane...
(Il venditore di
banane)
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