Augusto Forin nasce a Sori
il 2 aprile 1956.
Diplomato in odontotecnica, frequenta per due anni la
facoltà di medicina, per poi passare a biologia, ma
interrompe in seguito gli studi universitari.
Ha esercitato per alcuni anni come odontotecnico, ma
attualmente si occupa di fotografia e grafica
pubblicitaria.
Nell'ambito musicale fonda da giovane alcuni gruppi jazz,
per poi intraprendere il mestiere di musicista con gruppi di
ballo liscio come bassista, in particolare con il gruppo
Rossi e soci.
In seguito abbandona la musica come impiego primario, ma
continua a fare piano-bar.
Nel 1992 forma con Fabrizio Casalino, Federico Sirianni e
Marco Spiccio il gruppo La Giostra dei Pazzi, che vince il
Festival degli sconosciuti nel 1993.
Attualmente si esibisce dal vivo come cantautore, spesso
accompagnato da Marco Spiccio, ma ha fondato con Max
Manfredi anche un gruppo, Le ristampe di Tex. Con questo
gruppo, che si riunisce sporadicamente, i due cantautori
intendono proporre un repertorio di "musica di frontiera",
che un po' scherzosamente definiscono Tex-Mex
(texana-mexicana). In realtà scrivono assieme pezzi
in italiano.
Ha partecipato come bassista e voce all'album Notizie di
Pino Pavone, nel brano Questione di abitudine. Inoltre ha
accompagnato, sempre come musicista, Federico Sirianni e
Fabrizio Casalino nelle loro esibizioni al Premio Tenco.
L'ultimo progetto a cui sta lavorando è
Operazione
Arcivernice, ideato
con Franco Boggero e Marco Spiccio nel dicembre 1997. L'idea
è quella di legare la canzone d'autore ad altre
attività artistiche, cercando di favorire la tutela
del patrimonio storico, folcloristico, e culturale,
attraverso l'organizzazione di serate ed appuntamenti di
varia natura.
I testi di Augusto Forin descrivono i
meccanismi della quotidianità con immagini semplici e
in apparenza quasi scontate. Ma è proprio il
soffermarsi su certe situazioni usuali e ripetitive a creare
una stasi irreale, come se, inceppando gli ingranaggi delle
azioni esteriori e quotidiane, si trovasse uno spazio per le
proprie riflessioni, e la propria vita interiore:
- Ma tu mi vedi adesso, combinato
come sono
- ipnotizzato da un catodico,
ammaestrato dai semafori
- Sai io vivo in città, mi
confondo e sono anonimo
- sì ma se mi cercano, io
sono sempre qua
- vicino al mare, senza
ragione
- solo a guardare! (lo spazio che
c'è fuori di qua)
(Metallica)
 
-
- Sai, ho bisogno di
scrivere
- lascerò correre la
penna
- voglio mettere nero su
bianco
- questi pensieri che corrono
veloci
- È un effetto di mosso
che ottengo
- ma ugualmente
efficace.
(Effetto di mosso)
I brani sono spesso indirizzati ad una
seconda persona, e l'interlocutore privilegiato è
naturalmente la donna:
- quella lunga teoria di
indecisioni e di sbagli
- ma non dobbiamo lamentarci se
è vero, come è vero
- che la felicità in fondo
sta solo nel tempo
- che noi passiamo a
cercare
(Io e te)
Ma l'amore è sentito anche come
un argomento non facile da trattare, senza cadere nella
banalità e nel patetico:
- E non riesco a
cantare
- a cantare questo
amore
- che mi è così
vicino
- tanto, che lo posso tenere per
mano
- molto più
facile
- quando l'amore è
lontano.
(Cantare d'amore)
La difficoltà di descrivere la
realtà compare anche in Max, presumibilmente dedicata
all'amico Max Manfredi:
- Esco da una tua
canzone
- come da un cinema
- ma dimmi tutte quelle
parole
- dov'è che si
trovano
- perché io ne avrei
bisogno sai
- per riuscire ad
esprimermi
- in questa sorta di
swing.
(Max)
Proprio per questa
inafferrabilità della realtà, troppo vicina e
veloce (cfr. Effetto di mosso), Forin predilige, come
già detto, gli istanti di immobilità, la
lontananza, il ricordo, la nostalgia:
- Molte volte
- sì, molte volte ho
ripensato a quella sera
- credimi, non ho
dimenticato
- credimi...
(Quella sera)
- Ma noi arriveremo in fondo a
questa storia
- lasceremo un segno nella
memoria...
- (anche senza di voi)
- Noi arriveremo in fondo a
questa storia
- ma non sarà facile
vedere
- se tutto intorno è fumo,
fumo, FUMO...
(In fondo a questa storia)
 
-
- Ma cosa vuoi che sia
- è solo un po' di
nostalgia
- la mia...
- E mi prende
così
- quando meno me lo
aspetto
- a volte un cenno, una
parola
- o una fotografia
(Solo un po' di
nostalgia)
Balera e Il pianista più bravo
del mondo sono descrizioni del mondo della musica sempre
dominate da una vena malinconica, mentre Fradicio sembra
essere un manifesto dei temi principali: l'amore, la
nostalgia, e l'arte difficile di raccontarli con immagini
semplici:
- di antiche emozioni
- che tornano a galla
- e ti fanno sentire
addosso
- i vent'anni!
- E ti vengono fuori
- quelle frasi d'amore
- le più
scontate
- le più banali
- ma mai come ora io le
trovo
- geniali!
(Fradicio) 
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